Dalle antiche mappe catastali del XVIII secolo risulta che originariamente, accanto al Palazzo, si trovava solo un piccolo giardino a pianta quadrata, circondato da un muro di cinta e suddiviso secondo regolari partizioni geometriche. All’epoca l’ingresso principale era collocato sul lato opposto rispetto a quello attuale e il collegamento con la città era assicurato da una scala che conduceva al sottostante borgo Piazzutta. L’antico arco di pietra, che si apre accanto all’edifico delle Scuderie sulla via dei Coronini, permetteva invece l’accesso alle carrozze.
La realizzazione del parco è legata alla figura del conte Alfredo Coronini Cronberg (1846-1920), il quale, ispirato dai grandi giardini che aveva ammirato durante i suoi viaggi in Italia e all’estero, a partire dal 1880 circa decise di sistemare e ampliare l’area verde circostante il Palazzo. L’iniziativa di Alfredo si veniva ad inserire in un ampio programma di riqualificazione urbanistica che in quegli anni stava coinvolgendo l’intera città, grazie alla pubblicazione nel 1874 dell’opera del barone Carl von Czoernig, Gorizia stazione climatica, in cui il centro isontino, definito la “Nizza Austriaca”, veniva presentato come luogo di villeggiatura dal clima particolarmente salubre e temperato.
L’area intorno al Palazzo dopo la metà del secolo era stata notevolmente ridimensionata in seguito alla costruzione di una nuova importante arteria di accesso alla città, la via del Ponte Nuovo, l’attuale Viale XX Settembre, che aveva diviso le proprietà dei Coronini. Dopo la vendita dei terreni rimasti oltre la nuova strada ai conti Formentini, Alfredo utilizzò abilmente i cinque ettari rimasti, sfruttando ingegnosamente le variazioni altimetriche e le irregolarità del terreno, ideando giardino “paesaggistico” o “all’inglese”, ovvero un insieme dalle forme libere, asimmetriche, apparentemente naturali, in cui le varie componenti botaniche e architettoniche, concorrono a creare una successione di scorci suggestivi e di pittoresche vedute. Sculture, scalinate, terrazze panoramiche, pergolati, fontane e specchi d’acqua, sapientemente collocati, offrono percorsi vari e sorprendenti, spesso concepiti come vere e proprie scenografie.
Particolare cura fu poi riservata alla scelta delle essenze botaniche, anche se lo scopo del conte Alfredo non era tanto quello di sperimentare e favorire la crescita di specie rare o pregiate, quanto di ottenere piacevoli angoli verdi di sapore mediterraneo. Per tale motivo scelse soprattutto piante sempreverdi tipiche di aree mediterranee più calde, la cui acclimatazione in questa zona era considerata all’epoca una vera e propria sfida, a cui abbinò essenze tipiche dell'Europa centro-balcanica e delle zone montane dell’Asia e dell’America, incarnando lo spirito di una città che si proponeva come crocevia tra nord e sud.
Durante la Prima guerra mondiale il Palazzo e il parco subirono numerosi danni. I Coronini si trasferirono in altre residenze per rientrare definitivamente solo nel 1951. In questi anni la cura del parco non fu intensa e costante, la vegetazione crebbe in modo incontrollato, il sottobosco si infittì, palme e allori si diffusero ovunque.Al momento della morte del conte Guglielmo, nel 1990, la struttura del parco creato da Alfredo risultava ormai difficilmente leggibile. Negli anni successivi si è cercato di frenare la dissoluzione del complesso, puntando contemporaneamente ad un recupero del disegno originale, attraverso le testimonianze di documenti e di vecchie immagini fotografiche.
Importanti interventi di riqualificazione sono stati portati avanti dal 2018 al 2021 grazie a un contributo della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e a una convenzione con il Servizio gestione territorio montano bonifica e irrigazione della stessa Regione, fino all’importante recupero effettuato grazie al bando PNRR che la Fondazione si è aggiudicata nel 2022.