Nel dipinto di Virginie Ancelot-Chardon la famiglia Kushnikov è raffigurata in un sobrio interno. L’estrema essenzialità dell’ambiente consente di concentrare l’attenzione sui personaggi e sulle loro occupazioni, con l’evidente intento di fornire un quadro esemplare dell’educazione filiale nella buona società dell’Europa della Restaurazione. C’è infatti un certo tenero compiacimento nel modo in cui i quattro giovani figli di Sergej Kushnikov, dalle figure esili e flessuose, ostentano con grazia l’attività cui ciascuno di essi è impegnato, invitando lo spettatore ad osservare il ritratto eseguito da una delle fanciulle, il libro sorretto dal fratellino più piccolo, lo spartito musicale che una seconda giovinetta sta suonando con l’aiuto del padre, il delicato ricamo cui si dedica con noncurante eleganza la terza sorella.
Marguerite Virginie Ancelot-Chardon pur dovendo alla sua abilità di pittrice l’ingresso nell’ambiente culturale parigino di inizio Ottocento, è nota soprattutto come donna di lettere, il cui salotto fu, nei decenni centrali del secolo, luogo di incontro del bel mondo intellettuale e artistico della capitale francese, ospitando personalità di spicco come Victor Hugo, Stendhal e Eugéne Delacroix. Nativa di Digione, fu introdotta all’arte della pittura dalla madre, Barbe-Edmée de Vernisy, ella stessa miniatrice di talento. Affermatasi con opere di genere e di soggetto storico, pervase spesso di un melodrammatico languore, divenne in seguito fervente sostenitrice della carriera letteraria del marito, Jacques Ancelot, dedicandosi infine ella stessa alla scrittura, con lavori teatrali e romanzi.
